Krenf
Presentazione
Krenf è morto.
Un libro dedicato alla sua vita nel quartiere latino a Roma dove per tanti anni ha vissuto. Krenf racconta, parla di se, dei suoi amici, dei suoi nemici, dei suoi pregiudizi razziali, delle sue idiosincrasie, dei suoi deliri religiosi, della rabbia che lo ha sempre animato rendendolo violento, arrogante, superbo.
Un Krenf reale, diverso dalle sue eleganti apparenze, dalle sue garbate movenze, da quell’immagine stereotipata che hanno tutti coloro che non l’hanno conosciuto personalmente.
Lo raccontano i dialoghi con il figlio, trascritti dal fotografo che lo ha seguito per anni nel quartiere o nelle sue peregrinazioni in ogni luogo di questa antica città.Centinaia di fotografie accompagnano il testo e palesano, non solo, le vere attività di Krenf all’interno del quartiere, ma anche quelle dei suoi amici e dei suoi nemici.Molte persone lo hanno sinceramente odiato arrivando addirittura a cacciarlo, a insultarlo, a perseguirlo. Sì, in effetti, la sua strafottenza, il suo...
Le recensioni
La recensione di Cecilia
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Vita tridimensionale...
La lettura piacevole, scorrevole invita il lettore ad appassionarsi a questo libro, ricco di fantasia e di genialità. Un breve percorso sull'autore per capire la poliedricità. E' un fotografo, è un'appassinato informatico, ha scritto poesie, un libro molto interessante sulla sintassi fotografica. Il nuovo libro è un romanzo "SUI GENERIS" non è inserito in nessuna categoria letteraria, in nessuna collana libraria, fa parte a sè con la sua duttilità sintattica e lessicale e soprattutto con le sue immagini fotografiche. Ha unito in un connubio ben amalgamato il lessico e le foto, ha impresso come un marchio le parole, ha impresso con decisione ,con determinatezza le immagini, le ha amalgamate in una completa fusione da non capire se sono le parole a descrivere i fatti, o i fatti sono descritti dalle immagini; immagini nitide ,significative, che balzano alla vista in sequenze vive, ricche di storie reali. KRENF, è un personaggio curioso, tridimensionale , finche non ti accorgi chi è in realtà. Può apparire un clochard che vive una vita da balodo, la vita che in genere trascorrono i clochard , che possono apparire buoni aiutando i compagni di ventura, ma a volte si comportano in malo modo, quando la sofferenza è acuta.Oppure può essere un uomo al potere che ha in disprezzo gli altri esseri viventi considerandoli un gradino al di sotto di lui. Ma il personaggio può avere le sembianze un buon padre che indossa l'abito dell'educatore e atteverso il dialogo insegna al figlio i percorsi della vita, l'intreccio del bene e del male. E la fantasia te lo fa apparire come un buon marito che con la sua compagna trascorre momenti di alti e bassi, momenti di gioia esaltante, momenti in cui vorrebbe starsene solo a godersi la sua libertà..In realtà il personaggio KRENF non è un uomo , è un essere vivente , è un GABBIANO. L'autore con molta magistralità lo umanizza, gli attribuisce pregi e difetti umani.Il gabbiano racconta al figlio la storia di tanti uccelli e la mescola con la vita degli uomini con il suo progresso tecnologico e meccanico. Esso come gabbiano si sente superiore alle specie come i piccioni, che li considera sciocchi, intenti sempre a mangiare, a vivere alla dipendenze degli altri, a non avere un'autonomia propria, un'indipendenza dagli altri. Da una parte Il disprezzo dall'altra ci sono pagine di un'umanità intensa in cui il gabbiano con la compagna e il figlo. assistono alle vicende di alcuni uccelletti mentre cercano cibo in un ristorante, Il figlio vorrebbe scendere in picchiata e fare strage dei poveri uccelletti, ignari della vita vivono nella loro beatitudine. Il gabbiano nella sua vita di dissacratore ha un momento di sublime magnanimità e insegna al figlio che ogni tanto nella vita ci vuole un pizzico di umanità e frena l'impulso giovanile de figlio che vorrebbe farne un lauto pranzo degli esseri innocenti.. Il racconto prosegue con il descrivere la vita delle cornacchie che a differenza dei piccioni sono autonomi e più individualisti.Ci sono pagine di elevato lirismo, di pungente desiderio di una vita meno balorda e più sentita a livello di sentimenti.Pagine in cui l'autore denuncia il degrado delle opere artistiche raccontate sempre da KRENF , abbandonate da chi di competenza all'incuria dell'inquinamento e agli escrementi dei volatili. Descrivere tutto il libro è impossibile. E'un libro che attraverso le immagini e le parole denuncia la società attuale non a misura di uomo. Un libro che insegna ad amare...
La recensione di Ornella
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La poesia delle immagini e la verità della realtà
Solo un fotografo-poeta poteva scrivere un simile libro. Poeta dell'immagine, ma anche delle parole. Immagini del delirante traffico cittadino, sistema di vita insensato, è qui ripreso con splendida intensità. "Krenf è morto come ha vissuto", violento e libero, cioè da accattone odiato e crudele, violento e libero, semplice e vero. Ma chi è Krenf, un membro delle SS? Un nazista razzista e violento? Mentre la curiosità si fa strada sempre più, seguendo le stupende immagini dei monumenti, fontane, erme, spesso col loro bravo piccione sulla testa, apprendiamo che Krenf è un gabbiano reale. E la verirtà è che Krenf è un filosofo che analizza la vita, sua e di chi gli sta attorno, che vede, giudica, indaga, suppone, immagina.Foto fantastiche, assolutamente uniche, di gabbiani saltellanti sulle macchine, ci mostrano la visione della vita di Krenf, la vita di una città in cui si è inurbato per trovare una possibilità di sopravvivenza. Questo straordinario volume, portatore di grande bellezza e di grandi verità, è in realtà uno straordinario , stupendo volume di etologia (sia di uccelli che di uomini), e meriterebbe una grande diffusione. Immagini di straordinaria poesia scorrono sotto i nostri occhi, intervallate dal commento intelligente e disincantato del gabbiano. Stefano Benedetti è un fotografo assolutamente lirico, e il suo Krenf un filosofo piumato di tutto rispetto. Non ci riconosciamo forse anche noi in questi personaggi alati? "Guarda figlio mio, come si vive davvero quaggiù al fiume e non dimenticare mai questa follia. Figlio mio, non essere mai strafottente, arrogante, impudente, al di sopra delle tue possibilità. Per comandare è necessario saper usare l'intelligenza". Ecco, proprio questo intendevo dire! Krenf è morto in maniera violenta, nemmeno la terra lo riprenderà con sé. Che il Cielo ti apra i suoi orizzonti infiniti, splendido gabbiano libero e forte, in cui planare e sognare per l'eternità.
La recensione di S. Nugara
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Una Volatile ... narrazione
Stefano Benedetti si conferma un grande osservatore della realtà, e non potrebbe essere diverso, egli è un FOTOGRAFO, ma di un genere diverso, un narratore. Allora vediamo;Ci presenta Krenf come fosse un personaggio tradizionale , si pensa subito ad una persona che vive di accattonaggio, un barbone di quelli innamorati di un quartiere in particolare cosicché capace di intessere rapporti con molti dei suoi abitanti. Si muove in un suo mondo adattato alle sue esigenze, si fa amare ma anche odiare, mantiene la sua identità. Finchè non si arriva a capire che si tratta di un GABBIANO, proprio uno di quelli che abbandonando le sue aree naturali si è stabilizzato in città e così acquisisce una sua dimensione, una sua personalità che interferisce in vari modi con altri pennuti accattoni che popolano le nostre città. Quì si aprono aspetti di profonda riflessione sulle condizioni di vita nelle nostre città, doove i monumenti vengono relegati a semplice ornamento a guardia di un degrado diffuso, ad una condizione di soffocamento, quasi, data dal traffico ma anche dall'indifferenza per quei piccoli miracoli che avvengono sotto i nostri chiusi occhi. Più che una metafora dei nostri giorni, un apologo che ci mette in guardia per cambiare strada, prendere esempio dalla forza naturale che , piccoli animali adattatisi a vivere delle nostre briciole ci inviano messaggi di stupore. La maestria del FOTOGRAFO si esprime in un vero e proprio filone narrativo con immagini bellissime , certo di Krenf ma anche di colombacci , passeri, cornacchie, rondoni e tanti altri ancora intenti a vivere e ben inseriti negli anfratti delle nostre metropoli, nello specifico a Roma . Insomma ne viene fuori un "Racconto" emozionante e ben strutturato, una vera scoperta di grande sensibilità, un libro prezioso. Complimenti davvero!!!!
La recensione di Simona
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Krenf
Davvero curioso e coinvolgente. Mi sono ritrovata a sentir parlare questo personaggio davvero cinico, il ché mi ha convinta a capirlo fino infondo; ed ecco che quel personaggio non è altro che un gabbiano, che si fa delle domande. Perché gli uomini sono così addomesticabili?" Per esempio". Il tutto accompagnato da figure di vita dei suoi simili e di altri uccelli. Krenf ti trasporta in un mondo strano, dove con tutta la sua famiglia si diverte a procurarsi cibo in città; e si chiede anche il perché si sono fatti pervadere così dagli uomini. Curiosi tanti fatti; Come il fatto che crede nel "grande uccello" che decide di tramutare tutte le cose in pietra e ti punisce se non vivi nel giusto. Il libro stesso diventa una sorta di documentario, che spiega il perché gli animali impazziscono, per colpa dell'uomo che li tratta come animaletti domestici; contro natura e il messaggio che l'animale recepisce diventa diverso da quello del semplice gesto di porgergli cibo. Tutto diventa confuso nella mente del gabbiano che decide addirittura di opporsi; di scegliere la vita dura del procacciarsi il cibo; perché lui è un capo ed è giusto non impigrirsi, non lasciarsi trasportare dall'ingordigia. Il tutto in un discorso colloquiale col figlio. Il racconto è aiutato da un trasmettitore che aiuterà il fotografo a catturare i suoi attimi di vita e fantastiche foto di altri uccelli come: Piccioni; passeri; cornacchie; scene di vita urbana e delicate foto nei parchi verdi. Accompagnati alla fine da un messaggio che cerca di spiegare l'amore. Il senso di una casa; di un'appartenenza.
La recensione di graphitis
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L'aria è di tutti
Con questi tipacci non voglio avere a che fare. Soprattutto con chi teorizza: “Non scandalizzarti più di tanto, sono esseri inferiori”. Mi ricorda l’ultimo picchiatore immortalato dal telegiornale: volteggiava per Tor Sapienza – 007 con licenza di menare – tra file di poliziotti in tenuta antisommossa, colpendo con precisione fotografi e gente pacifica. Ma si capisce, lui “ci” ha i pettorali; lui “ci”ha il mento sporgente e la mascella di granito. Poi ho capito che questa bestia è un animale come me. Molto più bello. Più libero. Un capolavoro aerodinamico. Eppure un poveraccio che le ali non salvano dai nostri liquami, che vive dignitosamente d’elemosina. E pensa, ragiona. Si rende conto della sua superiorità, ama dall’alto della sua elezione, sa essere magnanimo e dolce. Un capo, un autocrate, un legislatore. Soffre di mal di testa come colui che lo segue pedissequo e non lo perde di vista dal suo tele, unito da un cordone d’immedesimazione. E si scervella, se c’è dio, se c’è vita dopo la vita, se poi ci si incontra. E che vita è questa, dove puoi distinguere, sì, tra star davanti o dietro le macchine e farti pestare, ovvero sorvolarle, se val la pena abitare i cornicioni di sontuosi palazzi o trovarsi una baracca con un fazzoletto di verde davanti, se il pesce bituminoso del fiume è ancora commestibile o non è meglio ipnotizzare il pescivendolo che alla fine si compra la tua amicizia. Gente, un gabbiano! Un gabbiano reale! Un’incarnazione del mito. Di quelli che v’incantano come la Nike di Samotracia, di quelli che vi ci perdereste dietro volteggiando nella tempesta. Ed è lì. Non si disturba del vostro ciak, e ancora ciak; vi tollera come i veri VIP che non prendono a botte i paparazzi. Così è tragedia quando un giorno punta verso il mare, rasenta e sorpassa le auto, si smarrisce, s’impenna, si ostina verso l’ultima meta. Perché forse ha capito che non valeva la pena scegliere la discarica umana; molto meglio le rocce a picco sul mare. Ci sarà una breccia nel cielo da sfondare col becco? E oltre? Si capirà se tutto ha un senso? Un uomo e un gabbiano. L’artista e il suo modello, il pensiero e la sua idea.
La recensione di Marco Umberto Pasquali (Easterly)
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Il gabbiano Jonathan Livingstone non abita più qui
Interessante e di grande effetto l'introduzione dove si poteva pensare che il soggetto di questa strana storia fosse un accattone violento e pretestuoso. Individuo dai modi rudi e spicci animato da un profondo sentimento razzista verso i diversi e in particolare i più deboli. L'idea mi solleticava e già mi pregustavo una storia tutta "politicamente scorretta". Invece scopriamo che si tratta di un gabbiano reale, un capo, uno dal cuore duro e puro che odia i diversi ma cerca, tra questi, di comprendere il mondo degli umani che un poco lo affascina e molto lo turba. Molto belle le riflessioni sul male e sulle colpe che possono aver condotto alla pena dei molti rimasti pietrificati negli atteggiamenti più strani di un passato antico e pertanto ancora più incomprensibile. Condivisibili le riflessioni sugli umani opportunisti e sfaccendati, molto carina l'idea dell'ombra che indissolubile segue il protagonista che si chiede se essa sia il proprio angelo custode così come il Dio che tuona nel cielo solcandolo, ogni volta che decida di farsi vedere, con i diversi colori degli aeromobili di linea. Il racconto perde però, a mio avviso, di mordente quando il linguaggio si fa aulico e qualche volta mieloso nelle riflessioni rivolte al figlio e all'amore. A questo punto anche le foto, sebbene disposte a sottolineare lo scritto, risultano eccessive appesantendo il racconto. Come dicevo, mi ero fatta un'idea preconcetta del libro pensando che Krenf fosse l'anima nera dell'uomo "cittadino dell'oggi", un violento, cinico e razzista, forte con i deboli ma debole con i potenti. Insomma l'avrei buttata sul politico. Invece Stefano pensava a quanto quell'uomo con il suo mondo abbia corrotto la natura che, in un modo o nell'altro, nel bene o nel male, alla fine avrà la meglio su questo essere senza scrupoli, vorace e distruttore in ultimo anche di sé stesso.
Commenti dei lettori e degli scrittori
Voto
Una nuova originale versione di "Uccellacci e uccellini" secondo lo stile di Stefano Benedetti
Non scriverò di KRENF: bello, originale,
unico...L\'hanno già fatto altri prima di me, ne condivido i giudizi, ma
non aggiungerei niente di nuovo. Parlerò dei pensieri che ha suscitato
in me la lettura delle 36 pagine. Del protagonista, un simpatico e
cinico filibustiere che va filosofeggiando sulla vita propria e sui
piccioni, su quella dell\'uomo, essere che non stima anche se gli
riconosce qualche qualità. Krenf odia i piccioni, razza inferiore e
devastante, per certi versi simili agli uomini per via della loro
avidità e delle loro pessime abitudini, come ad esempio insozzare i
luoghi che frequentano (in questo senso, i piccioni sono molto
"italiani"): e le immagini fotografiche ne sono l\'eloquente prova! Il
filosofo Kenf si sente un gradino più in alto degli odiati piccioni e
pensa di avere il diritto, sancito da un suo dio implacabile, di
ucciderli e divorarli. Il suo è un razzismo molto motivato...
L\'autore, tuttavia, non sembra odiare i piccioni: ne ricerca in
biblioteca la storia, le antiche abitudini prima che la natura non fosse
stata così violata, oppressa, sporcata, inquinata, pietrificata come le
statue su cui disserta il novello Platone/Krenf (una splendida
carrellata di foto di Stefano) snocciolando le sue teorie come un
vagabondo del Darma. Metafora del tempo che tutto travolge, di una
natura oppressa che sta presentando il conto, di una umanità che
ciecamente procede il suo cammino? l\'antipasto di questo libro mi
appare quale una nuova, aggiornata versione di Uccellacci e uccellini di
P.P.Pasolini.
giovedì 1 gennaio 2015 commento alla 1a edizione
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